L’opaco inizio di stagione della Sampdoria, a ridosso della zona retrocessione, si complica ulteriormente con l’arresto del suo presidente Massimo Ferrero, fermato ieri dalla Guardia di Finanza a Milano. Le motivazioni del fermo sono riconducibili a bancarotta fraudolenta di 4 società facenti capo al vulcanico patron blucerchiato nel settore alberghiero, turistico e cinematografico con sede in provincia di Cosenza, in Calabria. Una vicenda che risale a 4 anni fa. Al riguardo sono state fermate altre cinque persone, tra cui la figlia Vanessa, un nipote e l’autista del presidente romano.
Per Ferrero si aprono quindi le porte del carcere, che dovrebbe essere quello di San Vittore di Milano, a seguito dell’ordinanza da parte del gip che aveva chiesto la misura cautelare dell’incarcerazione in quanto “la particolare spregiudicatezza, la pervicacia e la scaltrezza manifestate dall’indagato nelle vicende in esame, unitamente all’elevata consistenza degli interessi economici coinvolti, fanno ritenere che non sarebbe sufficiente la misura cautelare degli arresti domiciliari – anche con applicazione del braccialetto elettronico”.
Parallelamente alla vicenda della bancarotta fraudolenta Massimo Ferrero è coinvolto in un altro contenzioso presso il Tribunale di Romain merito alla richiesta di liquidazione di due sue società, Eleven Finance e Farvem, sulla quale gli inquirenti stanno analizzando tutti i documenti forniti dal presidente.
A seguito del fermo giudiziario, Ferrero si è dimesso da presidente della Sampdoria, mettendo, almeno per adesso, la parola fine su un’avventura iniziata nel 2014 quando rilevò i blucerchiati a titolo gratuito dalla famiglia Garrone. Il club è comunque estraneo ai fatti e non è oggetto di inchiesta.