Il campionato della Roma, dopo l’iniziale entusiasmo per l’arrivo di Mourinho, sta mostrando una squadra fragile con un andamento scialbo, che l’ha portata all’ottavo posto in Serie A. A due anni dall’arrivo dei Friedkin come nuovi proprietari del club giallorosso, i tifosi speravano in qualcosa di più visto l’addio del mai amato James Pallotta, accusato di essere il primo responsabile dei risultati passati della Roma. Ma guardando le ultime due stagioni, sembra che le cose non siano migliorate, anzi in alcuni casi addirittura peggiorate.
Ed è proprio l’ex patron dei capitolini che è tornato nella sua esperienza italiana. Pallotta, intervenuto nell’emittente radiofonica statunitense Sirius, ha rilasciato una lunga intervista nella quale ha parlato dei suoi anni a Roma, sottolineando che con lui presidente la squadra abbia raggiunto livelli di competitività mai toccati nel recente passato e che solo una squadra imbattibile come la Juve non ha fatto sì che arrivassero dei trofei.
L’imprenditore di Boston ha elencato le grandi difficoltà relative a lavorare nel calcio italiano, vista la difficoltà di costruire Stadi nuovi e lo strapotere dei club più ricchi. In questo senso, ha voluto ribadire che durante la sua gestione è riuscito a costruire una rosa piena di top Player, costretto poi a venderli per questioni relative al fair play finanziario e alla grande differenza in termini di ricavi di squadre come la Juve, facendo riferimento all’affare Pjanic e in ultimo quello di Vlahovic. Al riguardo ha puntato il dito contro la Vecchia Signora che, stante la recente indagine sulle plusvalenze, potrebbe aver fatto “qualche giochino” anche all’epoca.
Secondo lui i giochi di potere all’interno della Lega potrebbero cambiare con l’avvento di molte proprietà straniere (solo in Serie A sono 8 le squadre in mano a profili statunitensi), cosa impossibile ai suoi tempi.
Infine ha lasciato aperta la porta per un suo possibile ritorno nel calcio italiano, ma su questo argomento non si è sbilanciato.